L’Appello – Alessandro D’Avenia

Quelli che seguono sono stralci presi dalle prime pagine del romanzo “L’appello“, di Alessandro D’Avenia, edito da Mondadori. Un libro da acquistare e da leggere tutto d’un fiato.

“Ora sono seduto e in silenzio attendo la prima campanella dell’anno. L’aula è ancora vuota: aula, con il suo dittongo iniziale au, è l’onomatopea del dolore delle vite qui rinchiuse, un guaito. Anche se in realtà la parola segnala in modo acusticamente perfetto uno spazio vuoto, arioso, libero, in cui si può soffiare allo scopo di produrre un suono. Ho la fissazione dell’etimologia: solo le radici fanno crescere le parole forti e rigogliose. I Greci chiamavano aulos il flauto, l’aula è la cassa di risonanza in cui la vita soffia le storie di ragazzi che mai avremmo scelto. Per questo amo l’aula vuota, in attesa di anime e corpi. E qui noi insegnanti “professiamo” gli articoli del nostro credo: l’appello”.

“La lezione ha già preso il suo inarrestabile e imprevedibile percorso di ricerca. Le lezioni non sono tragitti di metropolitana, obbligati, ma passeggiate in montagna in cui ci si ferma quando si vuole, a riposarsi, a guardare il panorama, a toccare una pianta, a osservare un volatile…”

“Avverto delusione, come accade spesso ai ragazzi quando il programma spazza via il primo barlume di saper che abbia a che fare con il senso della vita. Quello, in programma, non c’è mai”.

“Ciascuno di voi si alzerà e scandirà il suo nome, con voce chiara… Salvare un nome. Per questo faccio l’insegnante… Voi siete i fenomeni per i quali a me è chiesto di stabilire il nome preciso e l’appello è la formula completa che salva il mondo. A voi la scelta se essere dei fenomeni unici o dei fenomeni da baraccone: tutti uguali e utili soltanto a far ridere la gente. Le dittature mirano ad eliminare le differenze, nelle dittature infatti si usano tante uniformi e spariscono i propri nomi.”

“Al nostro nome rispondiamo: PRESENTE! perchè accende tutto il destino come un interruttore fa con la luce. Siamo un fenomeno fisico e metafisico unico, che sparisce tutte le volte che diciamo “io” per finta…. Non si può rispondere al proprio nome per abitudine, perché non si è vivi per abitudine, ma per inquietudine

“Il nome ci fa essere un po’ meno mortali, e questa è la vera lotta per la sopravvivenza, prima ancora che quella della specie. Troppo spesso i nostri nomi propri si riducono a nomi comuni,..Ma quando un nome proprio diventa un nome comune smette di vivere: la poesia non serve forse a restituire ai nomi comuni la loro dignità di nomi propri?”

“Per riuscire a insegnare devo concentrarmi sulla presenza dei ragazzi e non sulle mie aspettative, devo lasciare che siano loro a venire alla luce e non io a illuminarli”

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