Il pensiero o l’immagine di Cristo fu il principio della conversione e della compagnia [dei primi Cristiani] e ottenne il suo successo più grande tra le classi inferiori, che non avevano potere, influenza, reputazione o educazione. (…)
Sappiamo tutti che questo fu appunto il caso di Nostro Signore e dei Suoi Apostoli.
Pare quasi irriverente parlare delle loro occupazioni terrene, quando siamo così abituati a considerarli nella loro veste spirituale;
ma vale la pena ricordare che Nostro Signore era una sorta di carpentiere che fabbricava aratri e gioghi per il bestiame.
Quattro apostoli erano pescatori, uno era esattore di bassa categoria, due erano contadini e uno si dice fosse un giardiniere.
Quando Pietro e Giovanni furono condotti davanti al Consiglio, si parlò di loro, da un punto di vista mondano, come di “uomini illetterati e della più bassa specie” e tali furono definiti più tardi dai Padri.
Che i loro convertiti appartenessero al loro stesso ceto viene riferito, in loro favore e a loro discredito, da amici e nemici, per quattro secoli.
“Se un uomo è colto”, dice Celso in tono di scherno, “stia alla larga da noi Cristiani; noi non vogliamo uomini saggi o di buon senso. Consideriamo un male tutte queste cose. No, ma se ce n’è uno che è privo di esperienza o stupido o incolto o sciocco venga pure di buon cuore.”
E altrove dice: “Essi sono tessitori, calzolai, tintori, illetterati, pagliacci”.
“Tipi sciocchini e di vile estrazione” dice Trifone.
“Voi per la maggior parte” dice Cecilio “siete consumati dall’indigenza, dal freddo, dalla fatica e dalla fame; uomini raccolti tra l’infima feccia del popolo; donnette ignoranti e superstiziose…rozzi, zotici, illetterati, ignoranti e persino dediti ai più sordidi mestieri;
essi non capiscono neppure le questioni civili, come possono capire quelle divine?”.
“Hanno abbandonato le loro tenaglie, martelli e incudini, per mettersi a predicare le cose del cielo” afferma Libanio.
“Essi ingannano donne, servi e schiavi” dice Giuliano.
L’autore di Philopatris parla di loro come di “povere creature, stupidi, vecchi grinzosi, uomini coi volti pallidi e gli occhi bassi”.
Per quanto riguarda la loro religione, essa aveva popolarmente la reputazione, secondo i diversi Padri, di essere una vuota superstizione, il ritrovato di vecchie donne, uno scherzo, una follia, un’infatuazione, un’assurdità, un fanatismo.
Gli stessi Padri confermano queste affermazioni per quel che riguarda l’insignificanza e l’ignoranza dei loro fratelli.
Atenagora parla della virtù di “uomini ignoranti, operai e vecchiette”.
“Sono scelti non tra i membri dell’Accademia o del Liceo” dice San Gerolamo “ma tra il vile popolino”.
“Sono falegnami, servi, contadini, boscaioli, uomini dai sordidi mestieri, mendicanti” dice Teodoreto.
“Noi lavoriamo nelle fattorie, nel mercato, alle terme, nelle osterie, nelle stalle e nelle fiere; come pescatori, soldati, contadini, mercanti” dice Tertulliano.
Come mai tali uomini si convertirono?
E come mai, una volta convertiti, capovolsero il mondo?
Perchè essi fin dall’inizio erano venuti alla luce “conquistando e per conquistare”.
Tratto da J.H. Newman – Il cuore del mondo _ Biblioteca dello Spirito cristiano – Bur (pag 124-126)
Un libro interessantissimo su Newman, da acquistare!