La scienza della natura non è che scienza di rapporti.
Tutti i progressi del nostro spirito consistono nello scoprire i rapporti. Ora, oltre che l’immaginazione è la piú feconda e maravigliosa ritrovatrice de’ rapporti e delle armonie le piú nascoste, come ho detto altrove, è manifesto che colui che ignora una parte, o piuttosto una qualità, una faccia della natura, legata con qualsivoglia cosa che possa formar soggetto di ragionamento, ignora un’infinità di rapporti, e quindi non può non ragionar male, non veder falso, non iscuoprire imperfettamente, non lasciar di vedere le cose le piú importanti, le piú necessarie ed anche le piú evidenti.
Scomponete una macchina complicatissima, toglietele una gran parte delle sue ruote e ponetele da parte senza pensarvi piú; quindi ricomponete la macchina e mettetevi a ragionare sopra le sue proprietà, i suoi mezzi, i suoi effetti: tutti i vostri ragionamenti saranno falsi, la macchina non è piú quella, gli effetti non sono quelli che dovrebbero, i mezzi sono cambiati, indeboliti, o fatti inutili; voi andate arzigogolando sopra questo composto, vi sforzate di spiegare gli effetti della macchina dimezzata, come s’ella fosse intera; speculate minutamente tutte le ruote che ancora la compongono ed attribuite a questa o quella un effetto che la macchina non produce piú e che le avevate veduto produrre in virtú delle ruote che le avete tolte ec. ec. Cosí accade nel sistema della natura, quando l’é stato tolto e staccato di netto il meccanismo del bello, ch’era congegnato e immedesimato con tutte le altre parti del sistema e con ciascuna di esse.
Ho detto altrove che non si conosce perfettamente una verità se non si conoscono perfettamente tutti i suoi rapporti con tutte le altre verità e con tutto il sistema delle cose. Qual verità conosceranno dunque bene quei filosofi che astraggono assolutamente e perpetuamente da una parte essenzialissima della natura?
Giacomo Leopardi, Pensieri di varia filosofia e letteratura (Pag 1835-38)