Uno dei momenti più affascinanti per la vita di un ragazzo è quello della scelta della facoltà universitaria.
Come tutti i momenti di passaggio, si tratta di un momento delicato, che va vissuto seriamente, intensamente, ma anche con la necessaria tranquillità, senza farsi determinare dalla paura di sbagliare.
Sento di poter dare un mio pur piccolo contributo, alcune indicazioni di metodo, sulla scelta universitaria.
I ragazzi sono bombardati da informazioni sulla ricca offerta formativa dei diversi atenei. Ma forse quel che manca agli studenti è un criterio con cui scegliere.
Anche se questo momento è più decisivo di altri, il metodo per scegliere la facoltà universitaria non può essere qualcosa di diverso dal metodo con cui bisognerebbe vivere ogni istante.
Mi sembra innanzitutto doveroso sottolineare che non si possa parlare di scelta senza porre l’attenzione sul soggetto che è chiamato a scegliere.
E il soggetto che sceglie chi è?
Un uomo che vive e che vuole realizzarsi.
Quel che c’è in gioco è la possibilità di diventare quello che si è veramente; di potersi appassionare
alla realtà, di poter essere utili al mondo, di costruire, di lasciare un segno positivo di sé.
Come posso rispondere a questa mia “strana” ed al tempo stesso affascinante natura? Come posso
diventare veramente me stesso e compiere il desiderio di essere in qualche modo utile al mondo?
La vita è fatta di incontri, di circostanze. E nel rapporto con la realtà tutta ciascuno “risuona”, viene
come più facilmente sollecitato da alcune cose piuttosto che da altre.
Nascono degli interessi, che vanno assecondati, presi sul serio. E’ attraverso degli interessi che io sono come preso per mano dalla realtà e condotto nell’avventura della vita.
La scelta non può essere l’esito di un “pensiero pensato”. Non si tratta cioè di vivere un momento di sospensione dalla realtà cominciando ad immaginarsi come si starebbe bene con il camice da medico, oppure con la toga del magistrato e registrando e valutando le reazioni a questi pensieri. Non si tratta nemmeno di sfogliare l’album delle figurine di tutte le professioni.
La scelta non va compiuta astrattamente. Non va teorizzata.
Essendo la vita fatta di incontri e di circostanze, la scelta consisterà piuttosto nell’adesione a qualcosa che nel rapporto con la realtà io intravedo come interessante per me.
Uno capisce per cosa è fatto quindi, semplicemente, vivendo circostanze e rapporti.
E’ studiando seriamente tutte le materie a scuola, per esempio, con gli strumenti che mi sono dati
(parole scritte e parole viventi) che capisco quale sia il mio ambito di interessi. Quindi mi sembra che impegnandosi con il presente, uno sia come facilitato a capire le indicazioni che la realtà suggerisce anche per il futuro (ad ogni buon conto è nel presente che io voglio esser lieto…non domani, adesso! Ed è questa la ragione ultima per cui devo implicarmi totalmente con il
presente, non è in funzione di una scelta che dovrò fare….).
Occorre inoltre, dicevo, assecondare i propri interessi. O il fascino per certe persone incontrate.. Prenderli sul serio, perché possono essere un’indicazione utile per la propria “vocazione”.
E considerare i propri “talenti” riconosciuti, le proprie propensioni facilitanti nel rapporto con la realtà.
Impegno con il presente quindi, e con tutto ciò che desta in me interesse.
Poi non essere soli nella scelta. Farsi “accompagnare” da chi, essendo più grande di te, ha già fatto
un pezzo di strada in più (occorre un maestro, uno che ti sostenga, che ti corregga, che ti conforti, ma che non si sostituisca a te). Nessuno deve sostituirsi a te nella scelta, che è tua (si tratta della tua vita) e solo tua.
Accennavo al fatto che è consistente il rischio di essere determinati dalla paura di sbagliare “strada”. La scelta deve essere formulata in termini positivi, deve contribuire alla realizzazione della mia umanità, della mia vita; devo quindi aderire a qualcosa che intravedo come positivo per me, non devo scegliere scartando delle ipotesi o essendo influenzato dalla paura di una non riuscita (quando uno incontra una bella donna, è determinato dal desiderio di approfondirne la conoscenza,
non dalla paura di non riuscire a comunicare con lei!).
Non esiste la scelta giusta o la scelta sbagliata, in astratto. Esisto io che desidero essere felice, e durante il cammino della vita ci sono dei momenti, che sono dati, in cui ad uno sembra di camminare in una “selva oscura”; e quando questo accade devo avere la semplicità di chiedere aiuto (occorre un Virgilio che mi guidi).
Devo solo essere leale con me stesso, con le mie esigenze.
Se sogno fin da piccolo di diventare medico, ma non riesco a passare il test, non devo sentirmi un fallito, ma devo essere aperto, teso a scoprire il suggerimento che la realtà mi sta indicando. Forse la mia strada è un’altra! Quanti studenti non sono entrati a medicina e hanno poi abbracciato imprevedibili carriere!!!
Nota bene 1: gli anni dell’università sono gli anni decisivi in quanto uno diventa grande, si affaccia nel mondo degli adulti. L’università è ricca di maestri, di possibilità di incontri significativi. E’ da vivere intensamente quindi, non da sopportare come scotto per poi intraprendere la carriera che ho sempre sognato!!
Nota bene 2: senza voler minimizzare il dramma. Hanno scelto tutti, sceglierai anche te!! Stai sereno!! 😉