Dialogo dal film “Il settimo sigillo” – Bergman

Cavaliere: Voglio parlarti più sinceramente che posso, ma il mio cuore è vuoto

La morte non risponde

Cavaliere: Il vuoto è uno specchio rivolto verso il mio viso. In esso vedo me stesso, e mi sento pieno di timore e di disgusto.

La morte non risponde

Cavaliere: Per la mia indifferenza verso i miei simili mi sono isolato dalla loro compagnia. Ora vivo in un mondo di fantasmi. Sono prigioniero dei miei sogni e delle mie fantasie.

Morte: Eppure non vuoi morire.

Cavaliere: Sì che lo voglio.
Morte: E cosa aspetti?

Cavaliere: Voglio conoscere.

Morte: Vuoi delle garanzie?

Cavaliere: Chiamale come vuoi. E’ davvero coì inconcepibile afferrare Dio coi sensi? Perchè deve nascondersi in una nebbia di mezze promesse e invisibili miracoli?

La morte non risponde.

Cavaliere: Come possiamo aver fede in coloro che credono, ma non possiamo aver fede in noi stessi? Che cosa accadrà a quelli di noi che vogliono credere ma non vi riescono? E che cosa ne sarà di coloro che non vogliono nè possono credere?

Il cavaliere tace in attesa di una risposta, ma nessuno risponde. Vi è un completo silenzio.

Cavaliere: Perchè non posso uccidere Dio dentro di me? Perchè egli continua a vivere in questo modo doloroso e umiliante anche se io lo maledico e voglio strapparmelo dal cuore? Perchè, nonostante tutto, egli è un’illusoria realtà ch’io non posso scuotere da me? Mi ascolti?

Morte: Ti ascolto.

Cavaliere: Io voglio la conoscenza, non la fede, non supposizioni, la conoscenza. Voglio che Dio tenda la sua mano verso di me, si riveli e mi parli.

Morte: Ma egli rimane zitto.

Cavaliere: Lo chiamo nel buio, ma sembra come se non ci fosse nessuno.

Morte: Forse non c’è nessuno.
Cavaliere: Allora la vita è un atroce orrore. Nessuno può vivere in vista della morte, sapendo che tutto è nulla.

Morte: La maggior parte della gente non riflette mai nè sulla morte nè sulla futilità della vita.

Cavaliere: Ma un giorno si troveranno di fronte all’ultimo momento della vita, e guarderanno verso le tenebre.

Morte: Quando arriva “quel” giorno…

Cavaliere: Nella nostra paura formiamo un’immagine, e questa immagine la chiamiamo Dio.

Morte: Tu ti affanni.

Cavaliere: La morte mi ha visitato, questa mattina. Stiamo facendo una partita a scacchi. Questo rinvio mi permette di sistemare una questione urgente.
Morte: Di che questione si tratta?
Cavaliere: La mia vita è stata una futile impresa, un vagabondaggio, un mucchio di chiacchiere senza significato. Non ne ho rimpianto, nè rimorso, poichè la vita dei più è assai simile a questo.

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