“…In questo presente io sono continuamente ricondotta da qualcosa che mi è capitato circa un anno fa, cioè di innamorarmi, e il mese scorso io credevo di essermi finalmente liberata da quella pugnalata che mi è capitata a tradimento quando meno me l’aspettavo. Credevo di esserne veramente libera, perchè il vederlo non provocava in me nessuna reazione di nessun tipo e mi sembrava che tutto si fosse pacificamente dissolto; nel tempo, poi, si sa, la lontananza fa la sua parte, insomma potevo starmene tranquilla. Se le mie sensazioni si dimostrano assuefatte all’abitudine, la memoria non riesce a strappare via da sè l’evidenza di un fatto, di un incontro: questo amore ha una grandezza che io non gli ho dato e che in realtà non comprendo neppure, ma vedi, se fosse per me ne farei volentieri a meno e se fosse per lui credo che se scomparissi dalla faccia della terra ne sarebbe sicuramente felice, o forse non se ne accorgerebbe nemmeno, come non ci si accorge di un fiore quando si è sospesi ad una parete; sì perchè nel mio animo poetico io sarei il fiore, sospesa tra un baratro e la cima, però so che da qui la vista è grandiosa e l’aria limpida, e che lì c’è, come c’è il cielo sopra di me, uno scalatore, e questo è un dato concreto e oggettivo, talmente straordinario che è fuori dalla mia immaginazione, perchè questo scalatore è libero, libero di guardare il fiore e di stupirsi che sia lì proprio sulla roccia, oppure gettarvi uno sguardo distratto e indifferente. Ed io prego il Padre mio di poter incontrare lo stupore e lo sguardo di quell’uomo libero, perchè per uno sguardo libero posso aspettare nel freddo della notte, mentre ancora forse nemmeno pensa a scalare quella parete e se invece passerà noncurante non potrò certo non stupirmi del grande mistero che c’è in ogni uomo, di quella ormentata libertà che ci spalanca con stupore alla realtà e che ci spinge trionfanti verso la cima per non cadere nel baratro.
Allora mi chiedo cosa ci faccio su quella roccia, perchè sono innamorata e perchè desidero incontrare quello sguardo e perchè guardando il baratro dei nostri limiti non posso fare a meno di guardare il cielo e di amare il suo sole, le sue nubi e di notte le sua luna e le sue stelle e questo vento che a tratti mi fa oscillare e perchè sono così felice di essere una parte seppur piccola di questa grandezza.
Il perchè di tutto questo non lo so, però so che questo sguardo a dire il vero l’ho già incontrato perchè può essere difficile stupirsi di quello che c’è, ma se c’è, c’è ciò che è stato evidente per me nel passato, e continua ad esserlo nel presente, potrà esserlo nel futuro ed anche se non so rispondere a tutti questi perchè, so che il mio esserci non è casuale perchè è parte del tutto e il tutto è troppo bello per essere un mero caso.
Ti ringrazio moltissimo perchè questo gusto di vivere l’ho imparato perchè ho incontrato te e tutti i miei amici; e per me è sempre straordinario vedere come i limiti di ciascuno non impediscono più di tanto quell’amore a sè e quella gratuità che continuano a stupire….
Fine di un groviglio.”
Scritta da Lidia ad un suo amico sacerdote