Le nozze di Figaro

Opera buffa in quattro atti – W.A.Mozart

Libretto di Lorenzo da Ponte (1749 – 1838)

Prima rappresentazione: Vienna, 1 maggio 1786

Non sono un esperto di musica, né classica né moderna. Ma un amico un giorno mi ha suggerito l’ascolto di alcuni brani tratti dall’opera di Mozart “Le nozze di Figaro”.
E’ superfluo commentare la genialità artistica di Mozart. Sicuramente uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi.
Ma è stata per me una enorme scoperta anche leggere il libretto dell’opera, scritto da Lorenzo da Ponte. Un capolavoro, un inno alla ragione dell’uomo.

Scena II Atto II

Leggete le parole di Cherubino… innamorato… non necessitano di nessun commento; nota bene lo stupore di fronte a quel che di misterioso “è qualcosa che non mi do io, che non so cosa sia….”

N. 12. Arietta

CHERUBINO
Voi che sapete
che cosa è amor,
donne, vedete
s’io l’ho nel cor.
Quello ch’io provo
vi ridirò,
è per me nuovo,
capir nol so.
Sento un affetto
pien di desir,
ch’ora è diletto,
ch’ora è martir.
Gelo e poi sento
l’alma avvampar,
e in un momento
torno a gelar.
Ricerco un bene
fuori di me,
non so chi’l tiene,
non so cos’è.
Sospiro e gemo
senza voler,
palpito e tremo
senza saper.
Non trovo pace
notte né dì,
ma pur mi piace
languir così.
Voi che sapete
che cosa è amor,
donne, vedete
s’io l’ho nel cor.

scena VII atto III

Questo è forse uno dei brani più conosciuti dell’opera, famoso perché la melodia utilizzata è la stessa de l’Agnus Dei, come a voler sottolineare la religiosità del contenuto dell’aria, ad indicare che l’amor sacro e l’amor profano hanno la stessa radice.
Ma mentre l’amor profano se si ferma lì, se non è adeguatamente “sviluppato” rende l’uomo solo con il suo “ingrato cor”, l’amor sacro apre al tutto (nell’Agnus Dei questa apertura è magistralmente ottenuta con un continuo crescendo del coro)

N. 20. Recitativo ed Aria

LA CONTESSA
E Susanna non vien! Sono ansiosa
di saper come il Conte
accolse la proposta. Alquanto ardito
il progetto mi par, e ad uno sposo
sì vivace, e geloso!
Ma che mal c’è? Cangiando i miei vestiti
con quelli di Susanna, e i suoi co’ miei…
al favor della notte… oh cielo, a quale
umil stato fatale io son ridotta
da un consorte crudel, che dopo avermi
con un misto inaudito
d’infedeltà, di gelosia, di sdegni,
prima amata, indi offesa, e alfin tradita,
fammi or cercar da una mia serva aita!
Dove sono i bei momenti
di dolcezza e di piacer,
dove andaro i giuramenti
di quel labbro menzogner?
Perché mai se in pianti e in pene
per me tutto si cangiò,
la memoria di quel bene
dal mio sen non trapassò?
Ah! Se almen la mia costanza
nel languire amando ognor,
mi portasse una speranza
di cangiar l’ingrato cor.

scena X atto III

Il brano seguente è curioso. Sulla ripetizione di un testo che è a dir poco banale, oserei dire insignificante (“sull’aria che soave zeffiretto questa sera spirerà”), Mozart inserisce una musica di una bellezza indescrivibile, come a voler sottolineare la dignità con cui l’uomo è chiamato a vivere anche quelle che sono le azioni di routine, quelle più semplici e spesso scontate della vita.

N.21. Duettino

SUSANNA

(scrivendo)
“Sull’aria…”

LA CONTESSA
“Che soave zeffiretto…”

SUSANNA
“Zeffiretto…”

LA CONTESSA
“Questa sera spirerà…”

SUSANNA
“Questa sera spirerà…”

LA CONTESSA
“Sotto i pini del boschetto.”

SUSANNA
“Sotto i pini…”

LA CONTESSA
“Sotto i pini del boschetto.”

SUSANNA
“Sotto i pini…del boschetto…”

LA CONTESSA
Ei già il resto capirà.

SUSANNA
Certo, certo il capirà.

Leggete adesso con quale realismo il buon Da Ponte cerca di far rinsavire i colleghi uomini….che spesso riducono la ragione a vassallo del sentimento

Scena VIII atto IV

Ah, che il fidarsi a donna è ognor follia.
Aprite un po’ quegl’occhi,
uomini incauti e sciocchi,
guardate queste femmine,
guardate cosa son!
Queste chiamate Dee
dagli ingannati sensi
a cui tributa incensi
la debole ragion,
son streghe che incantano
per farci penar,
sirene che cantano
per farci affogar,
civette che allettano
per trarci le piume,
comete che brillano
per toglierci il lume;
son rose,
son volpi vezzose,
son orse benigne,
colombe maligne,
maestre d’inganni,
amiche d’affanni
che fingono, mentono,
amore non senton,
non senton pietà,
no, no, no, no!
Il resto nol dico,
già ognun lo sa!

scena X atto IV

Non poteva mancare un inno all’amore, che quando esplode e si invera non può che sfociare in una domanda:
“vieni, affrettati, non tardare!”

N. 28. Recitativo ed Aria

SUSANNA
Giunse alfin il momento
che godrò senz’affanno
in braccio all’idol mio. Timide cure,
uscite dal mio petto,
a turbar non venite il mio diletto!
Oh, come par che all’amoroso foco
l’amenità del loco,
la terra e il ciel risponda,
come la notte i furti miei seconda!
Deh, vieni, non tardar, oh gioia bella,
vieni ove amore per goder t’appella,
finché non splende in ciel notturna face,
finché l’aria è ancor bruna e il mondo tace.
Qui mormora il ruscel, qui scherza l’aura,
che col dolce sussurro il cor ristaura,
qui ridono i fioretti e l’erba è fresca,
ai piaceri d’amor qui tutto adesca.
Vieni, ben mio, tra queste piante ascose,
ti vo’ la fronte incoronar di rose.

Ma tocca a voi….prendete il CD e con pazienza e con il libretto in mano, ascoltate, magari leggendo. Non è una perdita di tempo: garantito! 😉

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